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MARIA EGIZIACA -conferenza di Selene Zorzi

Conferenza di Selene Zorzi su Maria Egiziaca. Sono una donna e sono nuda.

https://www.youtube.com/watch?v=r4RCx0fWobQ

Intervista a Selene Zorzi:

Selene Zorzi nel volume “Maria Egiziaca. Sono una donna e sono nuda” (Edizioni San Paolo 2020, Collana “Madri della fede”, pp. 144, 14,00 euro) conduce il lettore attraverso la conoscenza della Santa della solitudine e della penitenza, monaca ed eremita egiziana nel deserto del Giordano, vissuta tra il 344 circa e il 421, onorata sia dal cristianesimo orientale sia da quello occidentale. Emblematica la vita di Maria Egiziaca, della sua esistenza di peccatrice, della sua conversione e della sua morte, che l’autrice, docente stabile di Teologia spirituale all’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona e insegnante di Filosofia, Storia e Scienze umane in un Liceo di Verona, sintetizza in questo dialogo. Per quale motivo la vicenda di Maria Egiziaca è avvolta dalla leggenda? «Il testo della vita di Maria Egiziaca viene messo per iscritto per la prima volta da Sofronio di Gerusalemme, nel VI Secolo d. C. Lo stesso Sofronio dichiara di aver raccolto la storia di Maria Egiziaca da tradizioni orali, che giravano probabilmente in ambito monastico. In realtà sembra che questa Maria Egiziaca non sia mai esistita. È un racconto agiografico, e come le agiografie di quel tempo, sono narrazioni che vengono costruite con modelli biblici per dire che la storia della salvezza continua anche ai giorni nostri. Queste storie sono come dei film, contengono un messaggio e si avvalgono dei codici culturali e linguistici di quel tempo. Quella di Maria Egiziaca è dunque una storia leggendaria. che fa riferimento tuttavia a situazioni storiche come possono essere state la conversione di donne al Cristianesimo, la situazione di eremite cristiane. Ci sono dunque situazioni reali dietro la leggenda di Maria Egiziaca, la quale, molto probabilmente, però è un personaggio che non è mai esistito». “Sono una donna e sono nuda”. La vicenda di Maria Egiziaca inizia con la storia di un uomo, Zosima, il quale, in un monastero della Palestina, conduce una vita irreprensibile. Ce ne vuole parlare brevemente? «Il testo gioca su due storie, una è la storia di un uomo, un monaco che vive da sempre in un monastero, che rappresenta per lui il solo universo conosciuto. Zosima è bravissimo nella sua perfezione monastica e da questa storia imparerà che la perfezione cristiana non è semplicemente la perfezione umana. Dall’incontro con Maria Egiziaca, Zosima dovrà imparare che il cuore del Cristianesimo è il perdono, la conversione, la misericordia e non la perfezione di pratiche ascetiche. Dall’altro lato c’è la storia di questa donna, la quale è tutto meno che perfetta: Zosima e Maria Egiziaca sono due identità speculari e opposte. Maria Egiziaca, lascia la sua famiglia per correre dietro agli uomini, è una donna molto libera a livello sessuale, e se si mette in viaggio verso Gerusalemme è solo per seguire i suoi scopi seduttivi. Però Maria Egiziaca si trova a fare il grande cambiamento, la grande conversione, perché viene raggiunta dalla Grazia, dal perdono divino. Allora Maria Egiziaca entrerà nel deserto del Giordano e vivrà come asceta tutto il resto della sua vita. L’incontro tra queste due storie, che nel testo ho cercato di evidenziare, gioca anche con gli stereotipi di genere, del maschile e del femminile, riprendendo e alludendo anche a figure maschili e femminili della Bibbia». Maria Egiziaca rappresenta la testimonianza del cammino ascetico cioè quello dell’abbandono totale del mondo per un ritiro nel deserto, dove ogni forma di vita è spoglia ed essenziale e la mente può concentrarsi tutta nella meditazione e in Dio? «Sì, una vita anacoretica. Conosciamo i padri del deserto, la nostra fonte sull’inizio della vita monastica. Ci sono però anche, meno conosciute, fonti della vita delle madri del deserto, e la storia di Maria Egiziaca è una di quelle». Una figura simile a Maria Egiziaca è quella di Santa Maria Maddalena, che percorse un cammino di peccato, d’incontro con Cristo e di penitenza. È per questo che le due figure nell’iconografia, soprattutto quella antica, spesso si confondono? «Assolutamente sì, Maria Egiziaca è costruita anche con il modello della donna che è rappresentata dalla Maddalena, quella tradizione, che ne fa la peccatrice per eccellenza, in opposizione a Maria la Vergine. Sicuramente Maria Egiziaca ripropone tutto questo, tanto che nel Medioevo le due figure quasi arrivano ad identificarsi nelle immagini. Pensiamo alla Maria Maddalena di Donatello». Quanto è importante la figura di Maria Egiziaca nella tradizione monastica femminile e che cosa mai racchiude la sua storia di tanto affascinante, da averla resa nei secoli fino ad oggi così viva e vitale? «Racchiude un’autonomia femminile importante: c’è una donna che è maestra, profetessa, che insegna al monaco sacerdote e che supera in perfezione cristiana l’uomo. Da qui l’importanza di questa donna, che racchiude in sé anche modelli maschili di santità biblica (secondo il noto adagio del “farsi maschio” della letteratura spirituale femminile). La vediamo agire come Davide e come Saul. Addirittura a un certo punto Maria Egiziaca viene raccontata con le caratteristiche del Figlio dell’Uomo che appare nelle nubi. Quindi sicuramente un’importanza data alla santità e all’ascetica femminile. Nella tradizione monastica femminile Maria Egiziaca è stata molto presente ma sembra – dalla presenza dei manoscritti – che sia stata presente più nei monasteri maschili; probabilmente a gruppi di uomini celibi incuriosiva la libertà sessuale di Maria Egiziaca. La storia è presente anche nei monasteri femminili: io stessa trovai in un monastero una litografia, che è stata riprodotta nel testo recentemente pubblicato, e che si trovava in un libro liturgico preconciliare, databile a fine Ottocento, inizio Novecento». Maria Egiziaca come viene rappresentata iconograficamente? «Da una parte c’è la Maria Egiziaca tradizionale, che viene rappresentata con i capelli lunghissimi, a coprirla tutta, perché è nuda, ma questa immagine non è fedele al racconto, perché il racconto dice che i capelli della donna arrivavano alle spalle. I capelli sono bianchi, perché Maria Egiziaca era ormai anziana. L’immagine più fedele è l’iconografia che la ritrae con un piccolissimo straccio, che è il mantello che gli darà Zosima stesso e che la ricopre soltanto in parte, con i capelli corti e con un leone accanto. Questa figura, oltre ad essere presente nella narrazione, è anche presente nell’iconografia delle divinità egiziane. C’è quindi una continuità anche con le forme di devozione, di religiosità del territorio da cui questo testo proviene».

 

 

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Angelo
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